sabato 18 giugno 2016

9 - La spiaggia del sole



Vuoto.
Come svegliarsi dopo una nottata in cui si son fatti mille sogni che però non si ricordano. La memoria svuotata. Ci si guarda intorno cercando di riconoscere, di riconoscersi.
Uno sguardo al giaciglio da cui ci si è svegliati; siamo arrivati qui da un altro mondo, forse nel mondo di ogni giorno stiamo ancora sognando. Ma ora, in questo posto, nella spiaggetta, ci ritroviamo svegli. Con pochi pensieri sbiaditi. Poche idee si affacciano al nostro pensiero quando cerchiamo di ricordarci chi siamo e cosa stiamo facendo. Idee inconsistenti.
Come consigliava qualcuno, ci guardiamo le mani: le nostre solite mani.
Avanziamo lentamente verso il mare.
Coi piedi in acqua vediamo la nostra immagine. È la solita, ma non ci basta ancora per riconoscerci.
Ci fermiamo e rimaniamo in silenzio ad ascoltare la voce continua del mare e dei ricordi che lì stanno e con le onde e col vento tornano a noi.
Facciamo un bagno nell'attesa dei ricordi.
Il mare è pieno di pensieri e di ricordi. Tutti i pensieri dei vivi e dei morti, ma non solo. Ci sono i pensieri appena nati e subito abbandonati: volano sulla cresta delle onde, si accartocciano tra loro, sbattono sugli scogli, si arenano sulla spiaggia trasformandosi in schiuma. Altri pensieri han preso vita, una vita effimera, eterea; diventano oggetti o anche esseri animati: sono i pesci e le creature di questo e forse dell’altro mondo. Abitano i mari. Sono le alghe che vivono di maree, granchi e coralli, pesci volanti che carezzano la superficie marina. E poi i ricordi pesanti: cadono, o meglio caddero (o cadranno?) fino agli abissi marini. Sono i lutti, gli amori persi, le sofferenze che non ci lasciano né da svegli né quando dormiamo; ma talvolta anche gloriose, epiche conquiste, cambiamenti, nuove lezioni che, dagli abissi, si innalzano fino a uscire dal mare e diventare scogli o cime imperiose.
Pensieri su pensieri, ricordi che si mischiano, si trasformano, ma rimangono tutti dentro il mare lasciando le coscienze vuote. Stanno lì, in attesa di qualcuno che voglia dar loro ospitalità.

Ci immergiamo e poi galleggiamo nella posizione del morto, del dormiente anzi. Poi, un bagliore e un insistente vociare proveniente dalla spiaggia del sole ci destano.

Ricordiamo ora cosa vogliamo fare e usciamo dall’acqua.

*

Alle spalle il boschetto in cui mille sogni crescono e scorrazzano che però ora non ci interessa. Esattamente come non ci interessa la scogliera buia, che scalarla fa paura. Paura che però passa subito, perché ci aspetta una giovane alba con mille nuvolette in cui riposano spiriti e uomini. Ma ora nulla pare interessarci e ricordiamo il motivo: vogliamo andare nella spiaggia del sole.

Ci giriamo a sinistra. Alziamo lo sguardo. È una piccola salita e tutto ciò che c’è al di là è in sordina e con l’effetto del miraggio del caldo torrido.
L'erbetta sotto i piedi solletica ed è fresca, ma il sole è caldo. La spiaggetta, leggermente in basso sulla destra, saluta amichevolmente. Le tenebre della scogliera, il conforto della giovane alba e la confusione del boschetto continuano a far finta di ignorarsi.
Siamo in cima. Guardiamo e compensiamo la vertigine per lo spettacolo sedendoci.
Pochi metri sotto di noi una gigantesca spiaggia con una palla di fuoco che fa su e giù dentro il mare, poi su e giù nuovamente. Cambia forse ritmo, velocità, ma non si ferma: su e giù.
Ok, andiamo!

*

Comincio la discesa verso la spiaggia del sole. Prima quasi di corsa, poi rallento. Poi mi fermo per godere del brivido che mi sta nascendo dalla schiena. Un brivido caldo. Lento. Mi guardo i piedi. Le mie dita sono grasse, così come i miei piedi, le gambe, le mie braccia e tutto il corpo. Sono diventato enorme e mollissimo. Mi verrebbe da ridere ma sorrido solo e ricomincio a correre e poi cado. Rotolo sull’erba fino a fermarmi sulla sabbia.
Sono arrivato e provo ad alzarmi. È terribilmente faticoso. Desisto.
Mi sto per preoccupare per la fatica e per la mia mole. Perché sono ricoperto di grasso? La domanda mi fa automaticamente voltare verso la scogliera della notte. Pensiero cupo chiama posto cupo, ma da dove siamo non si vede la scogliera. Solo la collinetta verde e questa cosa gigantesca che chiamo “la spiaggia del sole”, dove si fa il sole. È dietro di noi, bimbi.
Sento la sabbia sulla faccia e non so se voltarmi o no a guardare questa cosa gigantesca, non so neanche se sono in grado di girarmi. Sono pesante forse tanto quanto è enorme quella cosa gigantesca che è la spiaggia del sole. Continuo a ripetermi “questa cosa”, questa cosa gigantesca. Insomma bimbi, non è facile descriverlo e poi non siamo molto in forma in questo momento e allora affondiamo la faccia nella sabbia.

Bimbi, sapete bene che qui potremmo muoverci con l’immaginazione qui ma non ci riesco o forse ho paura di farlo; romperei l’incanto? Barerei?

Mi faccio forza. Alzo il sedere, solo il sedere. Il mio gigante sederone. Ma in questo modo il resto affonda ancor di più nella sabbia. Ma il mio grasso sederone è ora esposto all’aria della spiaggia del sole. Il vociare – non più in sordina – di questo posto, emette un boato: sta arrivando un’onda gigantesca o mi stanno incitando? Mi giro in direzione del rumore, per capire quale delle due ipotesi sia quella corretta: forse nessuna delle due. Sono lontano dalla battigia e il vociare è continuo (come in ogni spiaggia, ma di più, di più, tanto di più). Mi concentro e noto che il vociare è un sottofondo che si riesce facilmente a eliminare.

Silenzio.

Un enorme peto, di quelli silenziosi ma lunghissimi – quasi eterno – fa tremare il mio sedere già esposto alla potente brezza di questo posto. Sono talmente molle che la doppia sollecitazione del peto e dell’aria crea un effetto di panneggio sulla mia pelle. Il peto aumenta la sua potenza dandomi forza e propulsione. Sono in piedi e mi guardo. Tutte le mie parti molli ballano in un vortice di aria calda. L’aria ha smesso di defluire dal mio corpo e solo ora mi rendo conto che sto gridando e ridendo fortissimo. Ci sono persone intorno a me. Li guardo, mi guardano, o forse sono tutti sguardi che vanno oltre perché siamo tutti ipnotizzati da quell’enorme palla arancione che lentissimamente (altre volte velocemente) si tuffa in mare e risorge in cielo. Non si può non guardarla. Sembra mettere a posto tutto, anche se non capisco esattamente cosa ci sia da mettere a posto. Il fatto è che per la prima volta nella nostra vita vediamo il sole così grosso (è grande almeno quanto un palazzo di dieci piani), ma non brucia, cioè brucia ma non dà fastidio, e soprattutto non acceca. Lo si può guardare senza fastidi, anzi. Lì dentro sembrerebbero esserci mille altre cose o pensieri o galassie forse, O forse niente, dice un ragazzo che mi passa accanto col suo surf in procinto di buttarsi in mare. Solo ora mi rendo conto che il grasso si è ormai completamente asciugato dal mio corpo che è ora asciuttissimo.

Sto esagerando.

Il mio corpo non esiste più. Sono uno scheletro in piedi, proteso col muso in avanti. Ossa e muscoli. Lo vedo, me ne rendo conto. Però forse non mi piace. Respiro per scacciare un piccolo moto d’ansia (mi ero anche girato verso la scogliera che però continua a non vedersi perché coperta dalla collinetta) e il mio corpo si ricompone di carne e pelle a ogni respiro; sono di nuovo io.

Bruciamo col sole.

Dall’addome e dalla testa due turbini di fuoco che mi avvolgono e si muovono all’impazzata fuori e dentro me. Arriva da lì, dal sole, anche se nasce dentro me, penso.
Mi butto in acqua. Non è come il mare della spiaggetta, non ci sono ricordi né pensieri. C’è altro ma è un coacervo di suoni, rumori ingarbugliati. Provo a concentrarmi. Sono su di un’altra frequenza rispetto alla nostra. Mi viene in mente il vecchio piatto a 33 e 45 giri che a seconda di come si muoveva la levetta faceva rallentare o velocizzare la musica ascoltata. Era divertente.
Questo pensiero funziona.
I rumori ingarbugliati si sgarbugliano. La frequenza è quella giusta. Ora li capisco, ma con uno sforzo davvero enorme. Allungo le orecchie, strabuzzo gli occhi: sento cantare. Poderosi cori russi, soavi soprani che cantano melodie d’amore, ma anche musica strumenti, note. Intravedo trame rock, canzoni note, ma è troppo, mi viene da vomitare, ho mal di testa. Anzi no, no, non mi viene più da vomitare, è la testa…
Mi giro a guardare i rumori di prima che però sono ovunque, non c’era bisogno di girarmi e poi dico “guardo” ma sto ascoltando, perché dico che guardo? L’atteggiamento è di chi guarda, ma ascolto.
Perché questi pensieri turbinosi e noiosi? È la testa...mi ripeto.
La testa, la testa che sta per scoppiarmi. Mi prendono fuoco i capelli, mi butto sottacqua. Mi tocco i capelli. Ci sono, ci sono. Torno a prender fiato (no, bimbi, forse non ce ne sarebbe bisogno ma qui le regole non sono quelle solite, non ci siamo abituati non possiamo pretendere di riuscire subito a fare tutto). Ma non sto ancora bene e non mi piace, qui si dovrebbe stare solo bene.

Perché? Respiro profondamente.
Va meglio; riconosco di non essere terrorizzato (me ne accorgo solo ora). Soffro, ma sono curioso. Soffro per la mia curiosità. Mi sento solo un po’ troppo goloso. Vorrei capire e non soffrire, ecco.

Il fuoco c’è ancora. Si è solo spostato dalla testa all’addome e si sta propagando ovunque. Sto andando a fuoco, mi immergo ma sto per esplodere, almeno quella è la sensazione. Eccitato e spaventato allo stesso tempo; da ridere e da piangere insieme.
Compio i classici cerchi con braccia e gambe per rimanere a galla, alzo la testa ed è lì, accanto a me: il sole.
Un calore folle, pauroso, voluttuoso, attraente. L’acqua bolle e massaggia tutto il corpo che lentamente sta per farsi inglobare dal sole. Mi spaventa, non voglio. Mi immergo. Ancora di più. Il fondale è sabbioso. Niente pesci, alghe o scogli. Nuoto sottacqua e sempre più velocemente. Torno in superficie ed esco dal mare col fiatone. 

*

In piedi sulla battigia con i pugni sui fianchi.
Cerco di capire mentre continuo a guardare quella cosa gigantesca e la danza intorno ad essa: persone, lingue di fuoco, mare onde e vapore. Su e giù. Delirio. Tutto ciò dà l’impressione di un’esplosione continua. Non è quantificabile, calcolabile e per questo che è una “cosa gigantesca” ed è per questo che l’unica cosa che si può dire per descrivere bene questo posto è che qui “si fa il sole”.

Sto bene, benissimo.
Quel calore è come se avesse curato tutto il corpo. Solo un piccolo dubbio. Sono stato vigliacco? Vedo delle persone chiaramente entrare e uscire dal sole. Si può fare, si può tornare indietro. Ma io avevo paura.
Sapete, quella forza che attrae; quella cosa è gigantesca... enorme. E io non mi sento affatto così enorme. Ma neanche debole o indifeso. Non sento pericolo, diciamo. Ma forse è la solita paura di farsi prendere, di perdere il controllo. Ma noi, bimbi, siamo in visita, per ora, semplici turisti è normale non sentirsi a proprio agio.
Continuo a guardare rapito dei surfisti che compiono evoluzioni entrando e uscendo dal sole. Surfano sui suoi raggi. Il trick più ambito pare essere entrare dentro il sole quando è in fase ascendente in modo tale da tuffarsi poi dall’alto fino al mare, magari cavalcando un raggio solare. Li guardo meglio, sono fiamme antropomorfe, demoni surfisti, uno spettacolo irreale. Ma in questa spiaggia di fronte al mare occupato da quest’enorme giostra infuocata succede davvero di tutto e sicuramente di più. Mi blocco a guardare delle persone (tantissime) che costruiscono una specie di torre incastrando rami enormi che buttano in mare come fossero fuscelli. Buttato un ramo sopra gli altri si arrampicano sulla torre. Tutti fanno così. Ridono e vanno di corsa nel loro gioco. E solo ora capisco il perché: un’enorme onda travolge costruzione e persone che scaraventate sulla spiaggia ridono all’impazzata.

Mi dirigo in loro direzione e guardo il brulicare umano sulla sabbia. È la più grande festa che ci si possa immaginare.
Due ragazzi con costumi interi anni trenta scherzano tra loro per far colpo con una ragazza con tanto di ombrellino parasole. Poi, poco più avanti, una piccola orchestra suona in modo strano: i suonatori tengono i loro strumenti (violino, violoncello, piano a coda e un ottavino) sospesi. Li muovono e li fanno suonare dall’aria. Poi, ogni tanto, aggiungono del loro. Due note in più con anulare e mignolo sul violoncello, un singolo colpo d’archetto del violino; mentre l’uomo che suona il piano raramente si ferma. Suona insieme al vento. A volte fa una breve pausa, per capire dove il vento lo voglia portare, poi capisce, apprezza con un sorriso e torna ad aggiungere note, accordi, con le sue mani. E il bello è che, spostando leggermente lo sguardo oltre vedo dei ragazzi con dread, uomini tatuati e non, donne in bichini o nude (insomma, gente della mia epoca) che ballano come si fa nei rave. Ma la loro musica non arriva qui, non contamina quest’atmosfera. Mi muovo verso di loro.
Tra un tipo di festa e un’altra, tra una situazione e l’altra, c’è una sorta di cuscino di silenzio, un po’ di silenzio che fa da muro per tutto ciò che potrebbe dar fastidio all’udito (ma anche alla vista…avrete capito che qui i sensi sono tutti un po’ mescolati).
Passo attraverso il rave. Mi sorridono tutti ma non ballo, mi offrono da bere e fumare ma vado avanti sorridendo; magari un’altra volta. La verità è che quella musica mi snerva dopo poco. E poi sono in mezzo a un'altra festa. Gente con strumenti acustici che suona le canzoni della mia vita. Canto, canto per non so quanto e girandomi sicuro di trovarli: di fronte a me i miei amici. Qualcuno mi fa un cenno: sono i ragazzi del mio gruppo e allora in un lampo rivivo tutto il sogno del mio gruppo, della mia musica, dei nostri concerti, delle nostre prove (bimbi, ricordate l’orticello? Questo è il suo funzionamento. Sono stato bravo a crearmi dei ricordi belli fra cui appunto quello della musica e del mio gruppo. E nel mondo delle nuvole è più facile stare se si sono coltivati bei pensieri).
Suono nella spiaggia del sole coi miei amici di sempre.
Ma è appunto un lampo velocissimo e ora sono in mezzo ad un party sulla spiaggia con musica house. Qui ballo e bevo, comincio a parlare con chiunque ma non capisco le parole e poi è giunta una ragazza bellissima che forse conosco, non so, ma balliamo uno affianco all’altro. Ci sfioriamo…
…ma bimbi, oramai fortunatamente state dormendo e io non so più come fermarmi quindi diciamo che ora basta.
Ci sono troppe cose. Anzi infinite quindi scordatevi quelle storie che a un certo punto si capisce come va a finire. Questa semplicemente è infinita. Ci sarà tempo per raccontarvi di cosa c’è dopo la spiaggia del sole, della zattera ancorata al fiume, della vita dei demoni surfisti, dello spazio dove ballando nasce la musica e di tutti quei posti che io non ho mai visto ma che magari vedrete voi e mi racconterete.

Ultima cosa, sappiate solo che in questa spiaggia alla fine incontro sempre una persona che mi convince a fare altro: abbandonare questa spiaggia per andare altrove, anche tornare sulla spiaggetta nel caso.
Lo sai cosa c’è oltre la spiaggia del sole? Mi chiede.
Ciao Pagliaccio, certo che lo so, di là c’è il Paradiso facile.
Bravo, sei affaticato? Hai il fiatone.
Un po’, sai questo posto…
È un casino, lo so. È per quello che serve la spiaggetta. Dai torniamo. 

domenica 29 maggio 2016

8 - Rapporto tra spiriti e uomini



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Lo spirito del sole

Stavamo facendo colazione; è Natale. È il giorno in cui il sole rinasce e infatti le giornate cominciano ad allungarsi e in tutto il mondo questo avvenimento viene festeggiato in modi diversi. Qualcuno addirittura pensa che molti anni fa in questo giorno un qualche dio fosse sceso sulla terra per l’uomo. C’è chi lo chiama Gesù, chi Budda, chi Krishna, Dioniso, Zoroastro, Horus, insomma ognuno lo chiama e lo immagina a modo suo ma per molte cose sono identici: hanno tutti dodici fratelli, amici o discepoli (sì dodici come i mesi dell’anno) e sono nati da una vergine. Cosa vuol dire vergine? Diciamo che il papà di tutti questi dei era la forza, come Anakin Skywalker che è nato dalla forza, senza papà…ok?
Per me semplicemente il sole quando è apparso ha reso la vita possibile per tutti, uomini e animali. Uno dei tanti che permette e ha creato la vita. Il sole ha tanti raggi e magari tutti questi dei sono esistiti tutti ma sono diversi tra loro perché stavano in posti diversi, perché ogni raggio è diverso forse, o forse a seconda di dove cada crea o si trasforma in cose o divinità diverse. Sì bimbi, magari qualcuno di questi è semplicemente un dio alieno come in Dragon Ball. Tutto può essere se vogliamo. Forse è dai raggi del sole che nascono tutti gli spiriti ed è il rapporto tra spiriti, natura e esseri viventi ciò che noi chiamiamo “vita” e su cui non si può dire altro poiché è un’altra di quelle cose che non si possono capire o risolvere come un problemino di matematica. Qualcosa possiamo capirla, su qualche altra dobbiamo affidarci alla fantasia, a ciò che proviamo. 

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Rapporto tra spiriti e uomini

Abbiamo detto che gli spiriti vogliono la nostra energia e che allo stesso tempo noi uomini possiamo ricevere energia da loro. L’energia degli spiriti negli uomini diventa magia, l’energia degli uomini nel mondo degli spiriti anche.
Diciamo che l'energia ha bisogno, come il respiro, di rigenerarsi continuamente. Il lavoro di spiriti e uomini fa ciò.
Gli spiriti possono aiutare perché donano un’energia magica ma dobbiamo anche ricordare che gli spiriti non possono vivere al nostro posto e renderci supereroi fantastici. Sappiate che mentre vi donano la loro energia si stanno prendendo la vostra. È giusto capire come comportarsi con gli spiriti. Ci possono aiutare come noi possiamo aiutare loro ma non dobbiamo confondere la nostra esistenza con la loro.
È importante capire ciò perché gli spiriti possono aiutare così come mettere i bastoni tra le ruote. Cercherò di spiegarvelo facendo degli esempi.

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Spiriti – come non comportarsi

Eccovi una storia che ci aiuterà a capire come non comportarsi con gli spiriti.
Un giorno un uomo attirò l’attenzione di uno spirito molto potente (gli spiriti sono così, come dei gatti che vivono diffidenti tra noi ma di cui potremo attirare l’attenzione col gioco per esempio – muovendo un filo tra l’erba – o attirandoli col cibo). Questo spirito è comunemente chiamato spirito della Forza.
Successe che questo spirito attratto dalle abilità di quest’uomo entrò nel suo corpo e gli fece compiere azioni eroiche, quasi miracolose. Quest’uomo si convinse di essere un dio tra gli uomini, un supereroe. Capì come attirare lo spirito della Forza che veniva effettivamente molte volte a fargli visita spesso perché quest’uomo riusciva a sviluppare un’energia che lo spirito gradiva molto. Lo spirito diventava sempre più potente e l’uomo, sembrava, anche. In realtà quest’uomo era diventato schiavo dello spirito della Forza senza neanche rendersene conto.
Da quando si svegliava pensava sempre e solo alla forza; a come diventare più forte, a come comandare, vincere, trionfare, diventare un supereroe per tutti, soprattutto a come far sì che sempre più persone avessero paura di lui; volle poco per volta diventare il Re degli uomini. Quello che successe è che lo spirito della Forza, senza che lui se ne accorgesse, lo stava poco per volta abbandonando. Non lo trovava più interessante e forse perché quest’uomo, a furia di cercare la forza, aveva dimenticato il resto della sua vita. Ormai tutti erano intimoriti da lui, ne avevano paura, ma nessuno lo amava più ed era diventato solo. Anche lui non amava più nessuno.
Amava solo la sua forza e diventava sempre più cattivo. Cercando continuamente l’aiuto dello spirito della Forza e, così facendo, si mostrò debole ai suoi occhi, Cosa vuole quest’uomo da me? Perché mi cerca sempre? Non ha più nulla da offrirmi. Pensò lo spirito della forza che venne poi distratto (bimbi ATTENZIONE, ricordate sempre sempre sempre: gli spiriti si distraggono molto facilmente e non gradiscono essere ingabbiati né essere cercati troppo) da un uomo poverello poverello che tutti trattavano male. Sfortunatissimo ma comunque felice della propria vita; con moglie, figli e tanti amici che gli volevano bene, Non importa ciò che succede, non importa se faccio un lavoro brutto e sono povero; ciò che ho mi basta per vivere e con l’affetto e la gioia di vivere dei miei cari la nostra vita è comunque splendida. Prima o poi sarò forse anche più fortunato, sennò andrà benissimo anche così. Questo pensava quel pover’uomo e questi pensieri attrassero non poco lo spirito della Forza che abbandono l’uomo che voleva diventare il Re degli uomini e comandare su tutti per aiutare quel poverello che aveva molta più energia da donargli.
Lo rese ancora più felice, e cercò di instaurare con lui un patto, gli promise di aiutarlo sempre e ovunque, di donargli quella forza che nessun’altro poteva avere. Di diventare magari lui stesso il Re del mondo, il poverello rispose così, Ti ringrazio, spirito della Forza. Ti sono grato non per la forza magica che mi hai donato per avermi confermato che sono meritevole, che c’è altro oltre la ricchezza o la povertà. Io non son fatto per comandare e non mi interessa ma spero di non offenderti con le mie parole. E in questo modo rispose lo spirito della Forza, Fa’ come credi, a ognuno il suo. Per quanto mi riguarda è stato bello giocare insieme e ti sono grato per non volermi toccare, per non volermi ingabbiare, è sempre spiacevole per noi spiriti. Rimarremo amici e chi sa, forse un giorno tornerò e poi è chiaro, vedo quanti spiriti vogliono avere a che fare con te, forse neanche loro – disse guardandosi intorno – mi permetterebbero di farti mio.
Perché, bimbi, chi si affida a uno spirito solo ne diventa schiavo e finisce poco per volta per non esistere più.

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Parassiti o simbiosi?

Un giorno due spiriti (due fra i più potenti e presenti tra gli uomini) si stavano parlando. Uno di questi spiriti rimproverò all’altro di usare gli uomini, di renderli schiavi per i suoi scopi, di usarli come burattini per poi abbandonarli nella loro miseria. Questo spirito non vive tra gli uomini ma, un po’ come lo spirito del Sole vive tra gli uomini senza avere a che fare con loro direttamente. L’altro spirito gli disse che ciò diceva non era giusto e glielo spiegò, Quando io (o un altro spirito come me) entro nel corpo di uomo non è mai a caso e se mai ci fosse sfruttamento sarebbe un reciproco sfruttarsi; si chiama simbiosi. 
Nessuno spirito entra a caso in uomo. Quell’uomo deve avere certe caratteristiche. Per esempio, uno sportivo che ha la fortuna di attirare uno spirito che gli farà compiere azioni da campione sarà stato prima bravo lui a rendersi interessante per quello spirito. Si sarà allenato in un certo modo, si sarà innamorato del suo sport e lo farà perché lo diverte, lo fa star bene. Ci sono poi dei casi in cui questo sportivo (o questo musicista o scienziato o chi lo sa) mentre fa le sue cose entra in un meccanismo che non sa comprendere bene ma che rende quasi magico ogni suo movimento. Sì!!! Ci sono riuscito! Penserà la prima volta. E poi, Ma come ho fatto? Penserà la seconda volta. Poi si renderà conto che a volte (e non sempre) quando è ben allenato ed è sereno nella sua testa, nei suoi pensieri nelle sue fantasie troverà una calda corrente che una volta seguita renderà i suoi movimenti e i suoi pensieri quasi magici.
Bimbi, gli spiriti con cui avete a che fare voi e che avete imparato a conoscere (come lo spirito della Settimana e lo spirito dei Sogni) funzionano nello stesso modo.
Federico, quando fai tutto bene, quando fai il bravo a scuola, non fai troppi capricci a casa magicamente la settimana scorre piacevolmente. La notte dormirai senza svegliarti e fare brutti sogni e poi, quando arriveranno il Sabato e la Domenica sicuramente ti divertirai tantissimo. Lo spirito della Settimana e lo spirito dei Sogni ti sono diventati amici e sono contenti di prendersi un po’ della tua energia lasciandoti in cambio tanta forza e bei sogni.
Marcello, tu questi spiriti li hai già conosciuti e sei stato bravo a diventare loro amico. Ora che sei più grande ti sei reso conto dell’esistenza di tanti altri spiriti e spesso viene un po’ di paura perché non è mai facile capire come avere a che fare con gli spiriti. Sono tutti molto diversi fra loro. E quindi…se avrai fatto i compiti senza troppe lamentele (troppe, perché un po’ è normalissimo), se senti che ti sei comportato bene e ti sei impegnato ti accorgerai che quando fai capoeira è facile incontrare un altro spirito, uno tutto nuovo e incredibilmente affascinante. Questo spirito ti fa compiere acrobazie che non pensavi possibile. Ti sembra di essere stato solo fortunato perché un giorno ti è riuscito e un altro no? Ti arrabbi e vuoi ritrovare quei movimenti, vuoi compiere ancora quelle acrobazie? Bene. È probabile che lo spirito che ti ha dato quella forza magica per compiere quelle acrobazie ti abbia preso in simpatia. Allenati dunque, ma non sperare di riuscire subito a fare tutto. Se qualcosa non funziona prova a calmarti e torna ad allenarti sulle cose che sai fare. Torna a divertirti perché quando ti diverti e non pensi più a volere per forza “la magia dello spirito” e sarai nuovamente pieno di quell’energia che farà tornare lo spirito. Dopo un po’ imparerai sempre di più e non avrai bisogno di concentrarti particolarmente né di avere bisogno di quello spirito per compiere tutte le evoluzioni che vuoi. Le avrai imparate e magari quello spirito (o magari un altro ancora) tornerà per farti fare altre cose che ti parranno “magiche”.

La vita è una danza tra gli spiriti; è un costruirsi continuamente un mondo che sia divertente da svegli e coinvolgente e confortante quando sognate. In questo modo si impara a vivere bene e per sempre.
E non abbiate paura di sbagliare. Non abbiate paura di non sentire nessuno spirito che vi aiuta. È un momento. È come quel male e come quella sofferenza di cui abbiamo già parlato altre volte, come i mostri. Servono per cambiare e, bimbi, ogni tanto è utile cambiare.  
Siate come un terreno. Accogliete tutta l’esistenza in voi. Il vento, il sole, le formiche, le talpe, le lumache, le volpi, le poiane. Date frutti e lasciateli morire sapendo che i loro semi daranno altra vita. Cercate una direzione, create un orto o un campo di fiori fantastico o non fate nulla e lasciate che tutta l’esistenza vi scorra addosso senza far nulla, se vorrete. Certamente se volete la compagnia dei frutti dovrete essere terra buona per loro e sapere che se ci sono i frutti ci saranno anche talpe e uccelli che li vorranno mangiare.

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Con lo spirito della Sofferenza

Vi racconto un’altra storia.
Per vari motivi in questa vita mi sono fatto amico lo spirito della sofferenza. Non è un rapporto piacevole per me. Mi terrorizza ma non gli scappo, anzi la mia paura fa sì che, sapendo che prima o poi arriverà, lo vado a cercare.
Successe un giorno in cui stavo per litigare con una persona che questo spirito (lo spirito della Sofferenza) intervenne. Volle aiutarmi e lo fece a modo suo. Rubò la mia energia e, visto che gli sono affezionato, mi lasciò un po’ della sua: energia difficile da capire e usare. Prese la mia energia facendomi arrabbiare, dire parolacce, trattare male le persone. Poi mi regalò un po’ della sua.
Ero in silenzio e non sapevo perché. Cercavo dentro me. In silenzio. Smisi di essere arrabbiato fuori ma lo ero ancora tanto dentro. Ero in silenzio perché lo spirito era in me e volevo capire il suo lavoro. Non sapendo che fare decisi di domare la mia rabbia distraendomi, facendo qualcosa che mi piacesse e non mi facesse pensare, Marcello facciamo un po’ di capoeira?
Il problema è che lui la sa fare, io no, mi diletto, scimmiotto, mi faccio insegnare da lui. In mattinata avevo imparato a fare qualche passo sulle mani. A staccare una mano da terra. Ero felicissimo… prima di arrabbiarmi. Cercai quindi di ritrovare quella felicità, perché scacciasse la mia rabbia. Ma ne avevo ancora troppa dentro me. Dopo un paio di ruote (quella avevo imparato a farla bene da tempo) riprovai ciò che tanto bene mi riuscì quella mattina: verticale sulle mani, uno-due-tre passi e poi…stacco un braccio e…trac! Mi accascio per terra dolorante. Un forte dolore dalla schiena fino al collo mi avrebbe bloccato per tre giorni. Mi ritrovai fermo e ancora più rabbioso. Volevo vendetta. Avrei litigato ancora con quella persona che prima mi aveva fatto arrabbiare ma il dolore non me lo permise.
Quel dolore fu forse il modo di manifestarsi dell’energia dello spirito della Sofferenza.
Tornai a casa. Presi il telefono in mano pronto a scrivere a quella persona quanto si fosse comportata male e quanto io fossi arrabbiato. Non lo feci. Stavo troppo male fisicamente per concentrarmi e non avevo voglia di litigare anche se ero ancora arrabbiato. I bimbi volevano giocare e visto che papà non poteva muoversi tanto doveva vederlo almeno sereno.
Cercai sincero consiglio nella notte che ebbe la grazia di lasciarmi alle cure di Morfeo (che è uno spirito della nanna).
Il giorno dopo il lavoro dell’energia dello spirito della Sofferenza (che già durante la notte mi aveva aiutato) era chiaro: mi aveva donato il suo punto di vista. Mi vennero in mente le ragione della persona con cui avevo litigato. Lui aveva i suoi motivi per arrabbiarsi come io i miei. Mi fece ricordare quanti errori facciamo tutti e quanto fosse inutile non usare la sofferenza per migliorarsi capire, che è semplicemente inutile vivere di malumore. Piccola ma grande verità. Non volevo lasciare quel momento da solo perché i problemi quando non vengono affrontati crescono sempre più. Presi nuovamente il telefono in mano e stavolta scrissi ma le mie non furono parole di rabbia. Dissi che mi ero arrabbiato. Che forse aveva esagerato ma che avevo esagerato anch’io. Dissi che ci sono alcune situazioni della vita in cui è normale arrabbiarsi. Ma dissi anche che ero contento del fatto che entrambi non avessimo esagerato sapendo che sarebbe passata. Dissi che non era più arrabbiato ed ero contento di quel litigio perché avevo imparato a conoscerlo meglio.

*
Storia di un campione e del suo spirito

C’era un campione quando era giovane papà che giocava a basket. A me non è mai interessato un granché il basket ma questo campione lo conoscevano tutti. Si chiamava Michael Jordan.
Michael Jordan era magico. Michael Jordan rimaneva fermo per aria.
È andata così: un giorno uno spirito si ferma incantato dalla sua grazia, dalla sua classe, dalla sua sfacciataggine. Volle regalargli un momento e divertirsi con la sua energia.
Lo vedeva compiere quel movimento ai limiti delle capacità umane. Passò tanto tempo a osservarlo incuriosito, affascinato. Quell’uomo sembrava quasi rimanere fermo per qualche secondo. L'equilibrio tra la sua spinta e la forza di gravità in quel momento è simile, uguale forse.
Poi una volta entrò nel suo corpo e gli permise davvero di stare fermo in aria forse addirittura volare. Poi il loro rapporto si consolidò. Il campione sapeva del favore dello spirito. Riusciva forse addirittura a usarlo a suo piacimento ma sapeva anche che quella cosa l'avrebbe potuto abbandonare in qualsiasi momento.
Poco per volta infatti lo spirito lo abbandonò perché si infatuò di un altro sportivo e andò a regalare gloria a un altro. Fece di un altro campione un eroe. Michael Jordan rimase fiero della sua amicizia con lo spirito sapendo e sentendo che rimane sempre qualche traccia del passaggio di uno spirito e averne fatto tanto uso cambiò la sua vita. Imparò la vita degli uomini tra gli spiriti e forse potrebbe essere proprio questo uno dei tanti agognati scopi dell'umanità. Forse è questa l'immortalità: costruirsi pezzo per pezzo il proprio spirito. Un mosaico fatto di tanti rapporti con diversi spiriti. E imparare a vivere tra gli spiriti e gli uomini, tra le gioie e le sofferenze, tra la vita e la morte, il giorno e la notte come in una danza; un equilibrio continuo tra dare e avere.
Quella sensazione particolare che provate quando imparerete a conoscere l’azione dello spirito (quando sentite ogni vostro passo sicuro, il vostro petto forte, le vostre decisioni sicure e le vostre azioni in grado di creare quasi magie) è pura magia per il nostro mondo ed è la normalità del mondo dei sogni e del mondo delle nuvole.
La via degli spiriti è ciò che ci libera dalle nostre regole come probabilmente la via degli uomini è ciò che più fa divertire gli spiriti. Uno cerca di volare, l’altro di camminare.

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Bimbi, pronti per la nanna?
Oggi come promesso facciamo una gita fino alla spiaggia del sole, Papà che cos’è la spiaggia del sole?
La spiaggia del sole l’ho vista pochissime volte e non ci ho mai capito un granché sinceramente. Bimbi lo sapete che ci sono delle cose che ci interessano anche se non le capiamo e poi, bimbi, bisogna sapere che alcune cose non le possiamo conoscere come vorremmo ma le dobbiamo vivere e basta. Una volta chiesi a un personaggio che incontro spesso in questi posti che cosa fosse la spiaggia del sole. La spiaggia del sole è la spiaggia dove si fa il sole, mi disse un giorno. Si fa il sole? E cosa vuol dire?
Non mi rispose; spesso in questo posto le domande non hanno risposta, fino a che forse impareremo che farci domande non è sempre il modo per avere le risposte. A volte le domande dobbiamo lasciarle lì dove nascono senza dar loro retta…..segue in La spiaggia del Sole